Sale l'orchestra
delle cicale e il pubblico
cala la palpebra.

Piccoli passi.
Il piccione, i suoi limiti,
sa rispettarli.

Una farfalla,
innamorata persa
dei miei calzini.

Finché non s'alza
la gonna della nebbia,
non vedi un cazzo.

Trarre piacere
da quel che è Tuo, non mio,
è arte dismessa.

Verde selvatico,
ibischi e melograni,
rovine ocra.

Idee che vanno,
merli, zanzare, passeri,
idee che vengono.

Per te è buonissimo
quello che sa di me,
gatta devota.

Cielito lindo
è il canto polveroso
delle cicale.

Senza allegria,
senza malinconia,
semplicemente.

Sono catene,
le braccia d'una donna,
se non si è donna.

L'ultimo grillo
e la prima cicala
si dànno il cambio.

Gli stati d'animo
e gli stati di stomaco
fan cavalluccio.

Siepe d'alloro,
corona dei poeti
sepolti sotto.

Non voglion altro,
le ortensie sotto il salice,
che fresca quiete.

Povere cose,
ma la foto del re
le inorgoglisce.

Quercia da circo.
E un passero funambolo
vi si esibisce.

Nero e marrone.
Se ne vestono il passero
e il cane lupo.

Anche i rifiuti
brillano di rugiada
al primo sole.

Niente che importi,
niente da fare, niente
di cui angustiarsi.

Mezz'uovo sodo,
il fungo omonimo e
la margherita.

Un vaso irto
di mozziconi e un povero
che li scartuccia.

Pennello rosa,
l'alba, sporco del bianco
delle scie chimiche.

Come una foglia,
cullata o accartocciata
dalle Tue mani.

La margherita
all'ape offre corolla
e all'uomo petali.

Come uno straccio
nelle Tue mani, pronto
ad ogni uso.

Pietra pelosa,
nulla da guadagnare,
nulla da perdere.

Tanfo di stalla.
Pane di grano duro,
formaggio e olive.

Nuvole a spasso,
batuffoli d'ovatta
senza cerotto.

Una caciotta
fuori dal frigorifero
suda, felice.

Senza rimpianti,
senza speranze, ascolto
il tempo andarsene.

Il nubifragio,
bombe di grandine e
truppe di foglie.

È un mondo allegro,
almeno a giudicare
dai manifesti.

La trasgressione,
quando la fanno tutti,
diventa norma.

L'hanno notata,
la fine della guerra,
soltanto i morti.

La gatta, dopo
quattro mesi di assenza,
non mi rimprovera.

La castità,
ripudio di un tripudio
di belle donne.

Balle di fieno,
caramelle perdute
da una tascona.

Perfino il sigaro,
in questi giorni cupi,
ha l'aria spenta.

Traffico intenso.
Ma, a colpi di pernacchie,
si tira avanti.

Leggera brezza,
onde ben pettinate,
riccioli bianchi.

Scopo satanico,
ridurre l'uomo a larva,
detto "progresso".

L'inferno è qui
e non ce ne accorgiamo
che dopo morti.

I remi in barca,
senza vela, mi affido
ai venti Tuoi.