Artrosi o artrite,
grippano e il molleggiato
e il rolling stone.
Chi ama la panna
infilerebbe il dito
in ogni nuvola.
La stessa cura,
in una cattedrale
come in tre versi.
Ferrari, Jaguar ...
È meglio 'a merd'e cess',
che non inquina.
Sfonda il cemento,
l'erba, prima di arrendersi
alla capretta.
Voglio morire
dentro un haiku. E all'impiedi
(sennò non c'entro).
Come si stappa
una bottiglia, il merlo
apre il mattino.
Prima le cuce,
le nuvole, la luna,
e poi le scuce.
Un prato blu,
il cielo sotto i piedi.
Pervinca e salvia.
Ninfe e ninfee
ai bordi dello stagno,
piccolo harem.
S'accorcia il giorno,
ma si allunga la notte.
E i conti tornano.
Più che rubati,
sono haiku presi in prestito
e regalati.
Luna, formaggio
che il topo se lo guarda.
Ed io con lui.
Non sai che fartene,
povero millepiedi,
di mille scarpe.
È velocissima:
può coprire, in un anno,
due metri, l'edera.
Sullo scaffale
fluttua una ragnatela.
Ma chi è che soffia?
Pieni di tutto,
cassetti, armadii e mensole.
Pieni di niente.
La mosca bianca
e la pecora nera.
Le stravaganze.
Tutti i miei beni
sono solo di legno,
testa compresa.
Fotografare
è imbalsamare pre-
maturamente.
Io con il trapano;
la talpa e il tarlo, senza.
Eppure, identici.
Meglio morire
in terra, sola, o in acqua,
in compagnia?
