Sta soffocandolo,
l'edera, il pino, ma
con molta grazia.

Brown, yellow, green ...
È la tuja, la sarta
del country gentleman.

Il tempo màcina,
amalgama i ricordi,
ne fa un passato.

Non c'è più fila.
Formiche in pausa-pranzo,
puntuali, oneste.


Due girotondi:
i bimbi nella giostra
e il sole in cielo.

Raccogli noci
o monete selvatiche,
piccolo ladro?

Il tubo sgocciola
ed il cielo pioviggina.
Pipì di bimbi.

Ci resta male,
la stazione ignorata
dal treno espresso.

Sbaglia indirizzo.
Come postino, il vento
non è affidabile.

Inesperienza:
nontiscordardime,
tiramisu ...

È meno austero
il monte, inghirlandato
di funivìe.

Sere d'inverno.
Conto i fiocchi di neve
e m'addormento.

Come a un bastone,
mi si appoggia, il suo sguardo,
sempre sul petto.


Calza bucata,
inghiotti o sputi il dito
che si intravede?

Sordo, ma in pace.
Non si sente volare
neanche una mosca.

Al quarto giorno,
l'occhio del pesce è sempre
più inespressivo.

Regno del neon.
Qualche stella s'affaccia,
come turista.

I fiori s'amano
per procura, con api
e calabroni.

Una formica,
a quel che scrivo aggiunge,
qua e là, una virgola.

C'è vento forte.
Un passero e una foglia
volano insieme.

Fiocca la neve.
Bellissima grafia,
le orme dei passeri.

Un'altra foto
mossa. Questa magnolia
non sa star ferma.

Non le ammazzare,
le mosche che passeggiano
sulle mie guance.


Un condominio.
Esce il corteo nuziale
ed entra il funebre.


Giovani o vecchie,
m'innamoro di tutte,
purché respirino.


E pute e done,
profumi azuri, fiuri
de vita insone.