Saltella ansioso,
il merlo. Sembra chiedersi
perché io non esca.

Non dura molto,
il momento perfetto.
Ma finché dura ...

Morta la femmina,
nei libri sopravvive
il maschio italico.

Frattaglie pendule.
Senza, saremmo tutti
più aerodinamici.


Così si nasce
come si muore: soli.
E si è già in troppi.

Acidi e basi
come vizio e virtù,
come altalena.

Senza una foto
recente, non c'è verso
di innamorarsi.

Temendo il lupo,
l'agnello andò a dormire
dal macellajo.

Nessuno è schiavo
come chi non lo sa,
d'essere schiavo.

Lo puoi ammirare,
non possedere, un fiore
fatto di carne.

Vuoi calabrese,
vuoi calabrone, nuoce
solo la femmina.

Ancora qui,
a scervellarsi se
non era meglio ...

Ajàto llà.
Partenopea, la Guida,
parte persiana.

Becchi di passero.

Come fare il bucato
con due lenzuola.

La serpe prova
il suo non esser vipera
drizzando il capo.

Non c'è sospetto
dietro lo sguardo obliquo
della lucertola.

Tra un salto e un frullo,
passeri e raganelle
giocano a golf.


Callifilia,
il supplizio di Tantalo
d'ogni mortale.

Contro natura
puoi pure andarci, ma
non c'è ritorno.

Nel nostro corpo
si autoripara tutto,
forse anche l'anima.

Delle due, l'una:

chi è sicuro di sé
o è ubriaco o è pazzo.

Il vento annulla
la distanza tra noi
e il gelsomino.

Foschia, lattigine.
Non ci sono confini
tra mare e cielo.

Un fiore sfatto,
la data di scadenza
d'un bel culetto.

C'è una barriera,
per le rondini, dopo
il bagnasciuga.

And ev'ry mo'ni'
rottura de cojoni.
O è yoni o è Eutirox.

Risparmia i sordi,
la vocalamità,
sennò è letale.

Juice primae noctis.
Troppo dolce, per berlo
più d'una volta.

Femmine e gatti.
Chi si fa accarezzare,
chi no e chi graffia.

Ke la stia in casa,
la spüsa ke la piasa,
e ke la tasa.

Né la regina,
né la serva. Ed è entrambe,
la governante.

Sotto quel culo,
anche un vecchio sgabello
rifiorirebbe.

Se perché nacqui
s'ignora, da signora
voglio morirci.


Campanilismo,
più che di casa, è orgoglio
di campanile.

L'ape regina
(ape queen, in english) è
grossa sul serio.

Dorme beato
il cane, noncurante
di croci e lapidi.

L'estate sale.
Ieri era al petto ed oggi
è già alla gola.

Me l'ha bucato
un dente di leone,
questo pullover.

Brusca virata.
Forse è una scorciatoia
per l'aldilà.

Strada allagata.
Ma un traghetto di foglie
lo trovi sempre.

Sotto il castagno,
una sedia di plastica
si pensa in vimini.

Freddo. Una vespa
cerca un posto tranquillo
in cui morire.

Lao Tze e Chuang Tze,
per voi. Per noi moderni,
c'è Shim Pan Tze.

Scrivere versi
col mal di schiena è come
cogliere funghi.

Un carillon,
lo zufolo del vento
tra un sasso e l'altro.

Vernice fresca,
ranocchietta, la tua?
No, non ti tocco.

Era una prova,
tale Aniello Mancante.
Ma non si trova.

Ieri ero solo,
in questo bosco. Oggi,
ancor più solo.

Io, accanto al fuoco.
Ma, sotto l'acqua, tante
altre me stessa.

Calici in radica.
Spero solo che il ladro
beva in mio onore.

Senza epitaffio,
sulla tomba del gatto,
una girandola.

GARZONE CERCASI.
Me voilà, s'il s'agit
d'une belle garçonne.

Onde argentate,
barche di legno, cielo
di marmo rosso.

Lume a petrolio.
La luce è fioca, ma
piace alle mosche.

Gesto soave.
Sul viso di tua moglie,
una carezza.

Culo e camicia,
se per caso ci nasci,
sono tutt'uno.

Del bello, in te,
camion dell'immondizia,
non so vederlo.

Nel vecchio stagno,
all'ombra del sambuco.
Vipera o biscia?

Che lingua umida,
la tua, fiocco di neve!
M'hai infradiciato.

Eri già nonna
e sei di nuovo madre,
con questo cucciolo.

Perfetti, i sassi
sul fondo del torrente,
li vuole il mare.

Un raglio d'asino,
la tosse di un trattore
ed è già tardi.

Ieri, giacchetta
d'uno spaventapasseri
ed oggi nido.

Porpora ed oro,
i colori imperiali
d'un ricco autunno.