Spole canore,
lungo un telaio azzurro,
tessono lodi.

Sul greto asciutto
d’un fiume, una cornacchia.
Ed è già autunno.

Il mendicante
ringrazia in proporzione,
dosando l'enfasi.

Lo sguardo perso
nel folto d'un giardino
largo tre piedi.

Al primo sole
ogni foglia d’alloro
sguaina il suo laser.

Giovani sposi.
Confetti rosa, petali
lunghi una vita.

È tardi. Corro.
Una sniffata al glicine
e torno a correre.

Analizzarla?
Se ci campano i gamberi
ci campo anch’io.

Dopo la pioggia
le scope dei bambù
spazzano il cielo.

Carezzo il cane
e spuntano due fave,
la mia e la sua.

Mare d’autunno.
Giorni sorgono e affondano,
sorgono e affondano.

Il ghiaccio, il sale.
Saturno, acqua negata,
acqua sepolta.

Bambù che dondolano
e un canto fresco d’erba
che li dirige.

Nuvola passeggera,
l’ombra grigia d’un cefalo
tra i suoi piedini.

M’ama? Non m’ama?
Ogni fiocco di neve
dice la sua.

Chicchi di grandine,
nella tazza d’ottone
del mendicante.

Perfino l’erba
è troppo ricca, in questa
terra di banche.

Cala la sera.
Sul lago e su due anatre
fiocca la neve.

Pioggia d’inverno.
Ci dev’essere un toro
nel ferry boat.

Fa il pazzo, il gatto,
rincorrendo su e giù
topi invisibili.

Velluto verde.
Anche il cemento armato
s’arrende al muschio.

Quattro formiche
cercano pane. Mille,
l’insetticida.

Tra un ronfo e l’altro,
ti giri, ti rigiri
e mi offri il culo.

Duro, il cipresso.
Anche il peso di un merlo
non lo fa flettere.

Si staglia, nitida
contro il cielo d’ottobre,
una castagna.

L’una sull’altra?
Al pensiero, arrossiscono
due foglie d’acero.

Al buio, sola,
con appena un po’ d’acqua,
eppure rosa.

Due di novembre.
Più sono vispi i fiori,
più è morto il marmo.

Canto di lode.
Un gracidìo di rane
al chiar di luna.

Una carnivora.
Chi l'impollina, fotte
ed è fottuto.

Col suo piumino
il glicine, dal vaso,
spolvera i libri.

Con questa nebbia
a che scopo agghindarsi,
giovane melo?

Arde più piano
la torcia della lucciola
sull'acqua fonda.

Gigli al portone.
In segno di rispetto,
chinano il capo.

L’è no un mond’ läder.
Se toglie all’uno è solo
per dare all’altro.

Verde di foglie,
rossa di bacche, l’opera
del biancospino.

Bufera estiva.
La mitraglia del vento
spara ciliegie.

L’uccello preso
non sa se lui sia lui
o un duplicato.

Lenzuola stese,
fantasmi bistrattati
in lavatrice.

Né delle rime,
né dei pecài d’amor
posso pentîme.

Cicche di sigaro
e piume di piccione,
dietro le sbarre.

Gatti in amore.
Neppure il freddo può
interferire.

Palanca smessa,
sembravi un porcospino
e sei un visone.

Gocce di pioggia,
universi in frantumi
ad ogni impatto.


Non vuol morire.

S'è attaccato alla vita
come una cozza.

La falce ingombra.
Senza, va tomo tomo
e cacchio cacchio.