La vita sincrona
è quando, se ciài un tic,
ti fai una TAC.


Ha sia la trippa
che un sorriso affettato,

il macellajo.

Rosso di sberle,
il culetto di Tizio.
Rosso Tiziano.

Una piantina
la si può deflorare
più d'una volta.

Risorgimento?
Se è quello della minchia,
chissà, può darsi.

Per scongiurare
il furto di haiku, basta
non pubblicarli.

«Ti pare» è parti,
ma TORNA QUANDO PARTI
suona un po' strano.

Estrusi e intrusi,
la vita, vista dal
buco del culo.

È un country chic,
la cravatta marrone
coi denti gialli.

Può non averli,
scheletri nell'armadio,
un ortopedico?

In fila indiana,
i bruchi. È sempre l'ultimo,
quello del culo.

Non tutti i mali
- pensa lo sposo - vengono
solo per suocere.

È da soldati
la minaccia «spariamo»
o da fantasmi?

Olio extra-vergine,
quasi che quello vergine
sia demi-vierge.

Innaffia, innaffia.
Non sarà mai babà,
lo stronzo al rum.

Terme di Tivoli.
Una scorreggia, qui,
non la si nota.

Qualcuno ha tolto
all'insegna FREGENE
la E di mezzo.

Caval donato,
non ore del mattino,
schifa il dentista.

Era un brav'uomo,
Al Cool, ma troppo spesso
la dava a bere.

Il chiromante,
del libro della mano,
ti legge l'indice.

Cani per ciechi.
Levrieri, ai frettolosi;
bassotti, ai down.


Dovetti scegliere
tra stupidità e morte.
E sopravvissi.

Meglio star zitti
e passare per scemi
che dimostrarlo.