Ma le formiche
ce l'hanno, il cartellino?
No. E perché corrono?

Il Cielo innalza
chi poi vuol far cadere.
Io, raso terra.

Mano invisibile,
la carezza del vento
sull'erba alta.

Vanno su e giù,
le formiche. Si scontrano
e poi si scusano.

È notte fonda,
ma il merlo non la sa,
l'ora legale.

Crepa nel grigio.
Ne zampillano il verde,
il giallo e il rosso.

Aghi di pino.
Scavo col piede e, sotto,
aghi di pino.

Già verde e viola,
il carciofo si fa
pistacchio e fragola.

Sono cattolica
perché nacqui cattolica.
Io non rinnego.

Bello svegliarsi
e, lì per lì, ignorare
chi e dove sei.

Suonando il flauto,
sollevare una gamba,
come le gru.

Mosca d'ottobre,
più ti scaccio di casa
e più rientri.

Giorno per giorno
l'orchidea si sta aprendo.
Mai disperare.

Soltanto i fiori
in piena terra ridono
nel cimitero.

Pioggia d'autunno.
Il fiore s'apre a calice
ed offre un drink.

È amareggiata
la mareggiata che
non fa alcun danno.

Aria spaesata?
Certo. Ma il mio paese
chissà dov'è.

Siepe di evonymus,
te ne fotti dell'ora
dell'Anticristo.

Tutto prevede
ed a tutto provvede
l'occhio del Padre.

Foglia di fico,
perché nascondi l'erba
e non il lurido?

Ma come fa
la gemma a perforare
questa corazza?

Sole riflesso
su un vetro dirimpetto.
Meglio di niente.

Questi bacilli
possono esser maligni,
se Tu li hai fatti?

Piove. Una rondine,
più che volare, nuota,
piano, a mezz'aria.

Una grattugia
al posto dell'archetto.
Eppure è musica.

La perla appesa
ad ogni foglia attira
poeti e ladri.

Ci puoi mangiare,
se la cera ti piace,
su questo marmo.

Sto tra due fuochi,
il camino e la stufa.
Ma è fuoco amico.