Due orchestre senza
un direttore, i grilli
e le cicale.


Bello ed inutile,
spazzare foglie dove
turbina il vento.

Riposa il braccio,
il lavoro automatico.
Ma stanca l'anima.


Contro i tafani,
la ramazza gentile
del rosmarino.

Tempera azzurra.
Pennello verde oliva
e ovatta bianca.

Ad acqua, a vento
o a dorso di formica

viaggiano i semi.

Siano corona,
le dita dei tuoi piedi,
per la mia fronte.

La so, la strada
che mi conduce a me.
Non so la meta.

Veder le cose,
tutte, in un tempio solo,
è «contemplare».


Breve intervallo
tra l'acerbo ed il fradicio,
il prematuro.

Non solo il cieco
sa che ogni cosa è altro
da quel che sembra.

Nessun sonnifero.
Il dondolo dell'onda
è già cecagna.

Come un sipario,
l'arcobaleno s'apre
su un giorno nuovo.

Il basso brontola
e la chitarra miagola.
Si amano ancora.

Fare o non fare,
senza pensare a sé,
è santità.

Parte all'unisono,
'sto coro di cicale.
Chi le coordina?

Buste di plastica,
piccole mongolfiere
indirigibili.

Ti puoi saziare,
se aspiri una gardenia
fino allo stomaco.

Zanzare, vipere,
formiche e topi. Gli ospiti
son loro od io?

Non tocca ferro,

né sputa, la lumaca,
ma fa le corna.

Il bianco latte
e il nero opaco. Spenti,
epperò dolci.


Saggina in fiore,
con te ritorna petalo
ogni sozzura.


La mia maestrina.
L'odore dei gerundii
la frastornava.

Da quando ho smesso
ogni tipo di analisi,
sto molto meglio.


Sappia, il Tuo piede,
che in me troverà sempre
l'acino d'uva.

Non so che dici,
ma lo dici benissimo,
giovane merlo.

Sembrava immobile,
la siepe rianimata
da foglie d'ali.

D'ambra e d'avorio,
la margherita. Solo
ambra, il tarassaco.

Prega in silenzio,
il monaco buddista:
aummaumma.


Bandiera apolide,

la strelizia. Ambasciata
di Rainbowlandia.


Salvia fiorita,

blu su verde. Sfiorita,
verde su blu.

Due antenne e un petalo.
Sei una rosa marziana
o una farfalla?

Quando chi scrive
e chi legge coincidono,
è l'autarchia.

Se fosse utile,
votare, non ce lo
permetterebbero.


Pigne del Libano,
siate almeno supposte,
se non proiettili.


Verde. Più verde.
Verde marcio, brillante.
Verde vis, viridis.

Siano specchietti
o foglie di magnolia,
mi sento allodola.

Pranzo di gala
e merenda galattica
(denti da latte).

L'Apocalisse.
Saremo putrefatti
o esterrefatti?

Già ce ne abbiamo
tanti. Ancor più ne avremo,
di vermicelli.


Bottiglia o fiasco,
la versatilità
è sempre un pregio.

E il lupo volle
pari opportunità,
come l'agnello.

È l'8 marzo.
Son più le festeggiate
di chi festeggia.

Su un piedistallo?
Certo. Mani legate
e cappio al collo.


Le foglie giovani
della bouganvillea
tifano Totti.